BenvenutƏ a tuttƏ carissimƏ, sono il demone cornuto Mad Dog che vi parla per raccontarvi un altro racconto di Natale. Devo dire che ero molto indeciso quest’anno se tediarvi con altre storie dal dubbio umorismo ma mi sembra che ne abbiate bisogno quest’anno più del solito! Purtroppo con tutto quello che sta succedendo nel vostro mondo siamo dovuti andare al risparmio. Anche se ho partecipato, con un piccola parte, al bellissimo Eternal War: Inferno che vi consiglio di acquistare se non volete finire in qualche girone infernale! Dovevo anche apparire nel finale per salvare, ovviamente, la situazione ma non so perché Livio Gambarini ha tagliato quella parte fondamentale, sarà colpa del temibile Torquemasa! Quindi purtroppo non ci sono molti soldi per questa produzione e ho pensato di riciclare il primo racconto che vi ho mai raccontato. Farò un remake come quelli di Hollywood! Come ho fatto ben dieci anni fa massacrerò Canto Di Natale di Dickens ma dobbiamo cambiare buona parte degli interpreti e soprattutto il protagonista, non sapeva proprio recitare quello! Bando alle ciance quindi ma prima dobbiamo trovare il nostro nuovo protagonista per questo ci spostiamo nella nebbiosa (si, non lo è sempre, lo so. Era per dire… ora cambio, gli utenti del web saranno la fine del web!) soleggiata Milano. Ci troviamo in una stanza buia ed oscur… si, ho ripetuto due termini simili, si era far scena… per Cthulhu e Nyarlathotep siete dei lettori pignoli! Dicevo ci troviamo in una stanza buia ricca di poster dell’Inter, di action figures e con un pc all’ultimo grido completo di sedia da gamer…
Borgo si svegliò di soprassalto infatti aveva sentito un rumore e gli sembrava che ci fosse qualcuno con lui nel letto. Accese lo smartphone impaurito e si ritrovò davanti il faccione di Mad Dog che lo guardava sornione. Borgo quindi svenne. Una orrenda puzza lo costrinse a svegliarsi nuovamente. Questa volta davanti ai suoi occhi c’erano le zampe puzzolenti del demone cornuto. Il ragazzo urlò come mai aveva fatto in vita sua.
“Ehi! Non mi lavo solamente da un secolo e cinque anni! Non puzzo così tanto!”
“Mmmaaaddd Doogg??” esclamò il povero Borgo tremando
“Si, sono io, il demone cornuto! Sono tornato da te per portarti a compiere una nuova avventura!”
“No, grazie. Mi è bastata quella di qualche anno fa. Ho ancora gli incubi!”
“Hai già accettato in realtà quando hai deciso di tifare Inter. Nello statuto della società, in piccolo, c’è scritto che posso tormentare a mio piacimento i suoi tifosi quando e come voglio!”
“Che culo! E non intendo il tuo!” disse quindi Borgo ricordando un simile scambio di battute di anni prima
“Caro il mio Borgo ora partiamo per quella che all’epoca era, forse, la città più inquinata al mondo…”
Mad Dog presenta Canto di Natale 2.0
Londra, fine dell’Ottocento, la capitale mondiale della fuliggine e del carbone. Siamo in pieno inverno, manca un sol giorno al Natale. In un ufficio arredato con vecchie librerie e mobili in legno scuro, dietro ad una pesante scrivania comprata all’IKEA dell’epoca, c’era Lego Star Wars. Ehm intendevo Borgonizer Scrooge, dannato copia e incolla! La Scrooge & Marley si occupava di prestiti, scommesse sportive e all’occasione truffe finanziarie. Con Marley ormai defunto da tempo l’unico che guidava la società era Borgonizer. L’anziano uomo, pelato, con un naso lungo stava contando delle monete quando vide che nel suo ufficio era entrata una persona. Riconobbe subito la barba incolta castana, i capelli arruffati, il capello francese tipico degli intellettuali. Era Livio Gambarans, uno scrittore squattrinato a cui aveva già prestato dei soldi.
“Signor Borgonizer, mi serve un’altra sterlina e potrò mandare il mio libro dal titolo: Eternal Flames – Ade al famoso editor Torquemasa, poi diventerò famoso e le ridarò tutto con gli interessi!” disse lo scrittore
Borgonizer guardò ancora questo individuo vide che indossava un vecchio completo marrone rattoppato in più punti che era sporco, in più punti, con macchie di inchiostro.
“Niente da fare Signor Gambarans. Ho esaurito la pazienza con lei, mi tengo anche tutti i soldi. Vediamo se i suoi personaggi fantasy la fanno mangiare! Ed ora via dalla mia vista scellerato feniano!”
Dopo che lo scrittore fu andato, mestamente, via Borgonizer chiamò la sua assistente scrivana e contabile Lilletta Cratchit. La ragazza arrivò velocemente, un po’ intralciata dalle tre paia di vestiti che indossava infatti il suo padrone non voleva usare il riscaldamento per risparmiare. Lilletta era una bella ragazza dalla carnagione pallida, a causa del freddo che faceva nell’ufficio, e dai capelli lunghi neri come l’ebano. Insomma era tipo Biancaneve!
“Metti via questi soldi e ricontali prima, mi raccomando! Poi so che domani è Natale. Potrai festeggiare con quello scansafatiche di tuo marito e con i tuoi gatti ma ti detrarrò la vacanza dalla lauta paga mensile!” esclamò soddisfatto Scrooge. Giusto per la precisione la paga di Lilletta non era affatto lauta!
“Graaaazie, signore!” disse la sua segretaria sbattendo i denti per il freddo.
Poi suonò il campanello della porta e nell’ufficio entrarono due persone, un uomo e una donna. La donna aveva lunghi capelli color miele, muscoli scattanti e portamento fiero, l’uomo aveva delle ottiche, una barba folta e incolta e una faccia gioviale. Erano vestiti bene ma non benissimo, l’uomo si tolse il capello e disse:
“Signore, siamo Sergio e Simona della famosa fondazione che aiuta i poveri dal nome: Mai una gioia. Visto che domani è Natale le chiediamo una piccola elargizione per sfamare i poveri in questi giorni di festa…”
“Voi volete che faccia beneficenza?!” esclamò stupito e preoccupato Scrooge
“Si” disse la donna “esatto e noi aiutiamo i poveri anche in onore del nostro Re il sommo e saggio Sara Seranaide”
“Pezzenti! Il nostro giovine Re non ha portato giovamenti se non nelle sue tasche con le altissime tasse che ha applicato sui ricchi di cui faccio modestamente parte! Se vedessi quello stecchino di ragazzo gli farei vedere come si governa un regno come la nostra gloriosa Inghilterra! I poveri poi! Se sono poveri è solo colpa loro, non si impegnano abbastanza. Dovrebbero morire tutti così si risolverebbero molti problemi come l’affollamento delle carceri e la sovrappopolazione!”
Il viso di Scrooge era diventato paonazzo mentre eseguiva la sua invettiva solo quando ebbe finito si accorse che i due attivisti erano scappati dall’orrore per quello a cui avevano assistito. L’ultima cosa che sentì fu la voce della donna, Simona, che diceva:
“Adesso ci vuole un po’ di vino, sicuramente!”
L’avaro spedizioniere sperava di potersi a rimettere a lavorare ma venne interrotto dall’arrivo impetuoso del suo unico parente ancora vivo, il nipote, Gabriel detto Tanabrus. (Si, Tanabrus non è stato recastato, tanto costa poco e sporca ancora meno!)
“Carissimo Zio, Buona Natale! Per domani sei invitato a casa mia per…”
“Fannullone pelato! Sono tutte sciocchezze! Che hai da festeggiare che sei povero? Hai un lavoro che non ti frutta abbastanza per essere ricco come me. Non verrò mai a trovarti!”
“Zio per me il caffè, prima o poi, prenderà il posto del thé in Inghilterra, è solo questione di tempo! La mia è una passione che anche se non frutta troppi soldi mi rende felice. Vieni domani, ti prego, è Natale, non ti chiedo nulla, solo che tu possa passare una giornata felice con me ed i miei amici!”
“Non verrò mai, il tempo è denaro e tu me ne hai già fatto sprecare abbastanza. Vattene!” urlò il vecchio.
Il giovane non si scompose troppo rivolse un nuovo “Buon Natale e Felice Anno Nuovo” allo zio per poi salutare la contabile.
Gabriel uscì dall’ufficio ed incrociò alla porta un gruppo di cantori natalizi, che si facevano chiamare “Ciovati Girls & Boys” che da alcuni anni giravano la città nel periodo delle feste per racimolare qualche soldo per i poveretti della città. Il nipote di Scrooge gli lanciò un’occhiata piena di compassione sapendo che lo zio li avrebbe sgridati e quindi lasciò qualche moneta ai cantanti. I cantori ringraziarono il benefattore e lo videro sparire nel vicolo ormai oscuro tra cascate di fiocchi di neve. Si misero a cantare dietro la porta della Scrooge & Marley, intonando la famosa canzone “Silent Night Civati was right”. Passarono pochi secondi e il vecchio avaro spalancò la porta urlando, brandendo un attizzatoio e facendo fuggire i poveri cantori, per poi tornarsene dentro borbottando. Passarono pochi minuti e suonò l’ora per andare a casa e staccare dal lavoro. Scrooge non rivolse nemmeno un saluto a Lilletta e si incamminò incupito verso casa ripetendo alle volte la parola “sciocchezze”. Non salutò nessuno e appena qualcuno si avvicinava per fargli auguri li scansava e grugniva in malo modo. Quando stava per entrare nella sua vecchia e logora casa, due senzatetto che dormivano a lato della strada, lo salutarono ed gli chiesero qualcosa in elemosina. Le due donne, imbacuccate in coperte tarlate e rattoppate, riconobbero immediatamente Scrooge. La più anziana delle due, che era anche quella più in carne, con una carnagione olivastra ed il viso butterato di ecchimosi e pustole, lo guardò sorpresa per poi tentare di abbracciarlo. L’uomo si scansò malamente e le osservò malignamente.
“Cosa fai! C’è la peste e il tifo, bisogna tenere la distanza di sicurezza!”
“Siamo Pam e Odry non ci riconosci?” disse l’altra donna, assai magra, con la pelle mulatta e i due denti centrali anneriti che sporgevano dal sorriso sdentato.
“Odry ma… non è Frankezer Scrooge questo qui, è un altro. Chi sei?” chiese Pam tossendo e sputacchiando sangue.
“Non capisco cosa dite, siete matte. Qui a Londra c’è solo Borgonizer Scrooge! Ora devo andare a mangiare qualcosa di caldo e a ristorarmi al fuoco, cosa che voi non potete fare. Addio.”
“Pam quello stronzo di Mad Dog ci ha dato le stesse parti di dieci anni fa per questo noi ricordiamo Frankenizer!”
“Che bastardo!” gridò Pam e quindi esalò il suo ultimo respiro, seguita subito dall’amica.
Il vecchio non le degnò più di uno sguardo e le scansò malamente con il suo bastone pensando che doveva avvertire qualcuno per togliere quei cadaveri puzzolenti. Salì in fretta le scale che conducevano al suo portone e stava per immettere la chiave nella serratura quando il batacchio della porta assunse le fattezze della faccia del suo vecchio e defunto socio di affari, Frank Marley. Sembrava assai sofferente, gli occhiali infranti, gli occhi spiritati più del solito, la pelle chiazzata dalla dermatite. Poi tutto sparì e tornò come prima. Scrooge sebbene spaventato entrò con calma in casa, ripose cappello e cappotto sull’attaccapanni per poi dirigersi verso la sua cupa stanza. Mentre mangiava un po’ di brodaglia riscaldata su un piccolo fuocherello non poteva non pensare all’immagine che aveva visto alla porta. Doveva essere per forza un disturbo di stomaco e le arrabbiature di quella giornata. Stava rimuginando su quanto era successo quando sentì dei tonfi provenire dalle scale che portavano alla sua stanza. Tonfi sordi e ritmici. Qualcosa adesso si trovava dietro la porta chiusa saldamente a chiave, ma il mero legno non poteva tener lontano quello che entrò. Uno spettro. Lo spettro di Frank Marley il suo vecchio socio in affari morto proprio quel giorno sette anni prima. Il suo vecchio amico aveva tutto il corpo legato da catene a cui erano affibbiati come lucchetti Transformers e astronavi di Star Trek.
“Frank… sei proprio tu?”
“Sono lo spirito di Frank Marley lo dubiti per caso?” chiese lo spettro con voce spettrale e anche con spettrale carisma, ma facciamo anche con spettrale spettralità!
“Pensavo fossi un disturbo di stomaco, uno davvero ma davvero brutto, ma tanto brutto.”
Lo spettro urlò di disperazione e scuoté le sue catene con violenza tanto da far diventare ritti i capelli di Scrooge.
“Cosa sei venuto a fare qui Frank?” chiese titubante Scrooge.
“Sono qui per avvertirti che farai la mia stessa fine!”
“Scivolare su una lastra di ghiaccio, cadere dalle scale del Palazzo Reale, schiacciare il barboncino preferito de Re Sara Seranaide per poi infine essere goffamente schiacciati dalla stessa carrozza del Re?”
“No stupido! Intendo diventare uno spettro e vagare per l’eternità dannato sulla terra con la catene che mi sono costruito in vita, e noi non abbiamo la fortuna del Fantasma di Canterville, non possiamo fare scherzi al prossimo!” gemette Marley facendo rabbrividire il suo vecchio socio.
“Perché saresti condannato a questa pena? Eri un bravo uomo d’affari, riuscivi a gabbare chiunque con le tue contrattazioni!”
“E’ quest’atteggiamento egoista che mi ha portato alla dannazione eterna, forse anche perché compravo troppe cianfrusaglie. Ma tu Scrooge potrai evitare il mio fato! La tua catena è più pesante della mia. Tre spiriti ti visiteranno dalla mezzanotte di questa notte per farti cambiare vita. E’ grazie a me se hai quest’occasione, così forse anch’io potrò riposare in pace se avrò fatto una buona azione… ti saluto Scrooge, e non sai quanto mi manchino la pizza e il tiramisù!”
Lo spettro di Frank Marley scomparve lentamente lasciando nel povero Frankezer Borgonizer un senso di inquietudine che non aveva mai provato prima in vita sua. Si cambiò velocemente mettendosi il suo vecchio pigiama e la sua vecchia vestaglia e si coricò nel letto a baldacchino. Passarono lente le ore e quando le campane suonarono la mezzanotte una luce accecante invase la stanza e riuscì a penetrare le cortine del letto di Scrooge che si svegliò di soprassalto. Le tende lentamente vennero scostate mentre la luce diminuiva. Davanti a sé, l’avaro, poté vedere una donna, dallo sguardo penetrante, gli occhi grandi marroni, un viso dal taglio particolare, capelli lunghi rossi. Lo spettro indossava un pigiama di Sdentato completo di cappuccio.
“Viene con me, io sono Ciane Nemo il Fantasma del Natale Passato, del tuo Natale!” esclamò lo spettro che prese senza tanti complimenti la mano di Scrooge. Un vortice di luce li risucchiò e li portò in un largo locale, una specie di magazzino. In uno sgabuzzino all’entrata due ragazzi stavano finendo di fare dei conti prostrati su di una scrivania che riusciva a stento a contenerli entrambi. All’improvviso un uomo assai corpulento con una benda sull’occhio sinistro piombò nello stanzino urlando “E’ tempo di prepararsi per la festa di Natale. Su su finirete dopo questi conti. Voi andate a chiudere il locale e preparate la carne, io penso alla grappa!”
“Ma quello è il vecchio orbo Gabriel Valbewing, gli ho fatto da apprendista per qualche anno e quell’altro ragazzo è Ivano, non ricordo il suo cognome. Brutta fine, venne investito dalla carrozza del Principe Sara Seranaide. Proprio fra qualche giorno. E anche Valbewing non durò poi molto, morì quando nel suo corpo ci fu più grappa che sangue!” disse Scrooge sovrappensiero.
Intanto erano arrivate altre persone, tutta la numerosa famiglia di Valbewing, le sue figlie, sua moglie e il suo taciturno figlio, oltre a loro erano arrivate anche molti ragazzi e ragazze. Un orchestrina si mise a suonare un motivetto leggero e le danze poterono cominciare. Il vecchio Scrooge notò che la sua versione più giovane non stava ballando ma stava aspettando qualcuno con impazienza. Proprio in quel momento entrò nel locale una ragazza bellissima, leggiadra, divina, insomma era una gnocca di prima categoria. Questa fantastica creatura indossava un bel vestitino color giallo canarino, colore che sinceramente fa davvero schifo ma come ho scritto prima i gusti son gusti. Quest’abito le scendeva perfettamente sul corpo disegnando le sue… nahhhhh non posso descrivervi una bonazza come farebbe Dickens, lo devo fare a modo mio per dincibacco! … Questa storia mi sta facendo parlare in maniera che veramente astrusa… Comunque dicevo, si, la descrizione della gnocca. Quel che spiccava in lei erano sicuramente le *****, belle come piacciono a me e le gambe… uhm che gambe! Lunghe e affusolate, ma Scrooge mica poteva vederle con quella gonna in stile vittoria… Però io so che aveva belle gambe. La ragazza si chiamava Jessica, chiamata da tutti Jess. Ed era la ragazza di Scrooge. E da questo si capisce come questo racconto sia un fantasy, quando mai una bella ragazza come Jessica Nigri si metterebbe con Scrooge. Mai! Potrebbe solo fare la mia concubina! Ah poi che occhi, assolutamente da mangiare, perfetti, verdi come… come… non è che avete presente la bava di un drago di smeraldo? Beh il colore era più o meno quello, senza il bianchiccio della saliva acida. Come si illuminarono gli occhi di Scrooge, di tutti e due gli Scrooge, si ingrandirono e strabuzzarono davanti a quelle bellezza. E sono sicuro che non era l’unica cosa che si ingrandiva, anche se penso che il vecchio Scrooge certe cose non le possa fare, sapete in questo tempo non c’era mica il Viagra che allieta i vecchietti! I due giovani incominciarono a ballare e tutti gli occhi si spostarono su di loro, erano davvero un bello spettacolo, sorridenti, felici, gioiosi.
“All’epoca lo festeggiavi il Natale…”
“Spirito ero giovane, sciocco, poi ho capito che il Natale è solo una sciocchezza. Perché dovrei essere felice se non ho un soldo in tasca? Perché dovrei festeggiare se sto male? Perché dovrei sprecare una giornata di lavoro in cui potrei guadagnare tanti soldi? E’ una festa per i fannulloni…”
“Meglio essere poveri e felici, che ricchi e brontoloni come te Scrooge. E’ tempo di andare avanti…”
La scena cambiò improvvisamente, il mondo intorno al vecchio avido e allo spettro si dissolse, cambiò contorni e divenne un viale alberato, ricoperto di foglie marcescenti. Due figure avanzavano nella nebbia, uno era il giovane Scrooge e l’altra era la sua fidanzata Jess. Stavano discutendo animatamente.
“No spirito, ti prego, non farmi vedere questa scena, è troppo doloroso!” gracchiò il vecchio Scrooge.
Lo Spettro del Natale Passato non si scompose più di tanto alla richiesta dell’uomo e osservò tristemente quello che era già successo molti anni prima. Jess diede un sonoro schiaffo al suo ormai ex fidanzato e corse via piangendo allontanandosi per sempre da Scrooge.
“Ho scelto l’amore per il denaro al posto del suo amore… l’ho rimpianto per tutta la mia vita. Non l’ho mai ammesso chiaramente, ma rivendendo questa scena ho capito quanto sono stato folle. Spirito ti prego riportami a casa, non voglio più vedere altro!”
“Abbiamo ancora molto altro da vedere per esempio quello che hai fatto alla tua famiglia…”
Lo Spirito del Natale Passato non poté continuare la sua frase perché venne aggredito da Scrooge che spinseil cappuccio del piagiama in basso fino a che il fantasma non venne completamente risucchiato per sparire in lampo di luce accecante. Scrooge si risvegliò illeso nel suo letto come se nulla era successo, sentì chiaramente che c’era qualcuno che mangiava e ruttava nel suo, a lungo deserto, salone anche perché la porta era socchiusa e si intravedere un filo di luce che penatrava nella sua stanza da letto. Scese piano dal letto e in punta di piedi, cercando di non fare il minimo rumore, si affacciò titubante. Quel che vide lo sconvolse, su un trono di cibarie cotte, quali polli, tacchini, oche, maiali, buoi, capre, pecore, insomma tutto quello che si poteva mettere sotto i denti entrando in una macelleria, sopra questo strano trono, era issato un gigantesco diavolo cornuto, altro circa tre metri, che si sollazzava mangiando parti del suo stesso scranno. L’essere era attorniato da delle donne di malaffare, bellissime e totalmente nude che esibivano sulla sommità delle loro teste delle piccole corna. Il demonio indossava solo una vestaglia rossastra come la sua pelle che gli lasciava scoperte le spalle ed il petto muscoloso. E lo so che ve lo state chiedendo tutti, si, sono io il Fantasma del Natale Presente. Si, si, lo so che sono bello e sexy, non c’è bisogno di dirmelo, ma se lo dite è meglio… comunque torniamo alla narrazione.
“Mortale fatti avanti, io sono il Fantasma del Natale Passato… no aspetta… sono quello del Natale Che deve ancora venire! No… quello è ‘n’atro… io sono ecco si, ora ricordo, io sono il Fantasma del Natale Presente! Dai andiamo che non ho molto tempo!” disse il demone ruttando sonoramente.
Scrooge cercò di scappare, impaurito da questa visione, ma l’essere fu più veloce di lui, lo aggiuntò con una sua zampa e attraverso un vortice di zolfo puzzolente lo portò in una piccola e vecchia casa.
“Dove sono?” chiese il vecchio avaro.
“Come non riconosci la famiglia della tua impiegata? Quel bonazzo è il marito di Lilletta, si chiama Kanon, e i cinque gatti che vedi sono i loro… ehm gatti. Stanno aspettando la loro mamma che è con Tiny Indy, il loro gattino più piccolo, è andato alla messa di Natale. Ah si, lo so che lo pensi pure te, hanno troppi gatti per essere così poveri. Prima o poi ne faranno qualcuno lesso!” disse il demone ridendo sguaiatamente.
“Tu Spirito, parli in maniera assai strana…”
“E tu sei un avido ed idiota mortale, ora guarda e ‘sta attento. Questi qui saranno anche poveri, perché te gli dai uno stipendio da fame, ma almeno sanno godere la vita!”
Scrooge distolse l’attenzione da quello Spettro così particolare e vide che i gatti stavano intralciando il padre mentre stava apparecchiando la tavola proprio mentre Lilletta e Tiny Indy tornarono. Il cuore del vecchio ebbe un sussulto quando vide Tiny Indy. Il gatto era gigantesco, doveva pesare almeno quindici chili e camminava lentamente, strascicando la pancia in maniera evidente. Si sedettero tutti a tavola ed intonarono una breve preghiera, poi Kanon dispose sul tavolo un’oca, non molto grande, cotta a puntino che accompagnata da piselli e cipolle sarebbe stata l’unico piatto di quel pranzo di Natale.
“Non hanno altro da mangiare per il pranzo di Natale?”
“No caro Scroggetto, sai com’è c’è qualcuno che paga i suoi dipendenti una miseria, mica si possono permettere le laute minestrine insipide che ti pappi tu.” gli rispose sarcasticamente il diavolo.
“E dimmi Spirito, Tiny Indy è davvero obeso, cosa gli accadrà nei prossimi anni?”
“Cosa ti aspetti che gli accada zucca pelata? Tutto il vicinato lo rimpinza, quel gatto vivrà più di tutti voi! Purtroppo vedo altro, vedo le sedie vuote degli umani di questa famiglia. E la loro morte sarà solo colpa tua! In fondo non sei te quello che ha detto che i poveri dovrebbero morire tutti? Che non si impegnano abbastanza sennò sarebbero ricchi? Anche loro sono poveri, quindi meritano di morire?”
“Io non intendevo…” cercò di dire Scrooge che venne interrotto dalla risata del demone.
“Sei uno spasso mortale, ora vediamo come se la passa qualcun altro tuo nipote…”
Il mondo attorno a Scrooge si dissolse, la casa del suo fido impiegato divenne quella, ben più spaziosa, del nipote. Si trovarono in un salotto dove il nipote e i suoi amici, stavano bevendo un po’ di liquore dove aver gustato il pranzo di Natale.
“Ve lo giuro” – disse Gabriel – “Ha detto proprio che il Natale è una sciocchezza!”
Ci fu una risata generale a cui si unì, volentieri, anche il demone cornuto, dando anche una poderosa spallata al povero Scrooge che ruzzolò sul pavimento del salone.
“Tuo zio è proprio irrecuperabile!” disse una delle ospiti, una donna, Federica Of Dude, con un tipico vestito vittoriano di color beige, di origini italiane, era una pittrice.
“Diciamola tutta cara Fed, lo zio di Gabriel è un vecchio avido e gretto che non vorrei incontrare per nessuna ragione al mondo! Non capisco perché Gabriel tenti ancora di invitarlo ogni anno…”
“Lo faccio soltanto perché è l’unico parente che mi è rimasto e che mia madre lo amava profondamente.”
“E’ ora di andare, mi rimane poco tempo per farti vedere anche tutto il resto, andiamo!”
Lo Spettro del Natale Presente non aspettò un altro momento e preso Scrooge per un braccio lo trascinò in strada, qui si fermò all’improvviso e cascò bocconi a terra ansimando.
“Credevo di avere più tempo! Stanno uscendo come gli Alien!” urlò il demone cornuto contorcendosi. Tra urli e strepiti dalla sua larga bocca fuoriuscirono un uomo e una donna. L’uomo aveva barba e capelli lunghi, uno sguardo da sciamano e vestito come un satiro. La donna invece era alta, aveva dei capelli lunghi castani ed aveva un mazzo di tarocchi in mano. I due erano armati di spade e iniziarono a trafiggere il demone cornuto urlando.
“2020 fai schifo!” disse l’uomo
“Muori bastardo!” fu, invece, il grido di battaglia della donna
“Loro sono il figlio e la figlia dell’umanità… Luca, la Speranza e Aislinn la Gioia! Guardati da loro, ma soprattutto dal primo è più insidioso e viscido di tutti i politici messi insieme! Avrebbero dovuto essere l’Ignoranza e la Miseria ma io sono la personificazione del 2020 e Ignoranza e Miseria mi avrebbero solo rafforzato. La Speranza e la Gioia sono le uniche che mi potevano sconfiggere! Ormai lo sento sto scomparendo… dopo di me, verrà il Fantasma del Natale Futuro… cazzi tuoi!”
E queste furono le ultime parole del demone che scomparve insieme alla Speranza e alla Gioia. Scrooge si ritrovò da solo nella strada ammorbata di nebbia, mentre il gelo gli penetrava nelle vecchie ossa. Dalla bruma sbucò una luce come di carboni ardenti che si avvicinava sempre di più. Qualche secondo dopo, davanti all’impaurito avaro, comparve un uomo alto e grande, con una barba incolta. Fumava un sigaro che non si consumava mai e che aveva prodotto quel bagliore che Scrooge aveva visto poc’anzi. Aveva un vestito strano per l’umano, infatti portava una sorta di camicia di un colore indefinibile e dei pantaloni altrettanto strani, anche le sue scarpe erano quanto di più strano Scrooge potesse pensare.
“Tu sei il Fantasma del Natale Futuro?” chiese titubante il vecchio avaro.
Lo Spettro non rispose ma diede solo un accenno con la testa, l’aura che irradiava era metallica, fredda come la Morte, dura. Nella sua mente Scrooge sentì una voce dire: “Sono Adriano Barone, la morte, il Fantasma del Natale Futuro!”
Il mondo prese a vacillare e a cambiare come ormai Scrooge sapeva bene. Si trovarono in un vecchio bugigattolo pieno di cianfrusaglie, vestiti, mobili vecchi, posate, bottoni e tanti altri oggetti messi alla rinfusa. Un’anziana donna si trovava davanti ad una stufa intenta a riscaldare le sue dita intirizzite. Dalla porta entrare tre altre donne, anch’esse anziane, portando ognuna un fagotto chi piccolo, chi grande. Le donne si guardarono e poi esplosero tutte in una risata collettiva.
“Noto avete tutte preso qualcosa al vecchio avaro, iniziamo da te Chiara Strazzu, come va il tuo lavoro di becchino?” disse la rigattiera.
“Bene, vecchia Julia, tanta gente muore per il freddo e poi quando li seppellisco posso sgraffignare qualcosa… ecco cosa ho preso io a quel vecchio rachitico!” esclamò la donna vestita completamente di nero con dei lunghi capelli ormai grigi aprendo il modesto sacchetto che aveva con portato con sé.
“Uhm… vediamo… una forchetta, una spilla d’argento di non pregevole fattura… e qualche bottone. Cara Chiara, ti darò esattamente sette scellini, per tutta questa mercanzia, cosa fai accetti?”
“Accetto ovviamente, tra averceli e non averceli sette scellini!” esclamò la becchina.
“Passiamo a te Sonia, cosa mi porta la cuoca di quel vecchiaccio? Uhm vediamo” – disse la rigattiera aprendo il sacco della cuoca – vecchi lenzuoli, qualche posata d’argento ed una vestaglia. A te darò esattamente un pound, otto scellini e un pence… ora tocca a Rachele la cameriera del vecchio. Vediamo un po’ oh! Sublime qui ci sono le tende del suo letto, con ancora attaccati gli anelli e… una canottiera di pregevole fattura, cara Rachele, sarai quella che prendi di più oggi!” disse Julia con un sorriso sornione.
“Bene, almeno abbiamo guadagnato qualcosa noi dalla sua morte, nessuno è stato accanto a lui nei suoi ultimi momenti. E ben gli sta, era malvagio, gretto e si meritava solo questo dalla vita!” esclamò la cameriera del morto suscitando un’altra risata generale.
“Spirito dimmi ma di stanno parlando? Quella mi sembra la mia cameriera…” chiese il povero Scrooge impaurito che stava iniziando a capire a chi si riferissero questo gruppo di donne. La scena cambiò di nuovo, ora si trovavano nella casa di Lilletta e Kanon sembra abbandonata, i gatti hanno fame, tantissima fame.
“Spirito no! Quei gatti moriranno di fame!”
Il Fantasma del Natale Futuro fece si con la testa ma fu l’ultima cosa che riuscì a fare i gatti lo attaccarranno di sorpresa e lo trascinarono via tra le urla belluine. Per lo stupore di Scrooge un nuovo Fantasma del Natale Futuro apparve accanto a lui. Anche questo era alto e grande, aveva la barba incolta ma beveva una birra ovviamente inglese.
“Sono Luca Volpino, la Morte ligure in trasferta a Londra e sono qui per…” ma non riuscì a finire la frase, anche lui fu trascinato via dai gatti per essere divorato.
“Anche la morte può morire!” urlò lo Spettro prima di scomparire per sempre.
Quindi un altro Fantasma del Natale Futuro, un terzo, anzi una terza apparve vicino a Scrooge. Questa volta era una ragazza, con degli strani anelli al naso e vicino al labbro e due gatti appollaiati sulle spalle. Uno, era Nevada con il manto a chiazze bianco e grigio\nero sulla spalla destra e l’altra Arizona con il manto tutto nero sulla spalla sinistra.
“Sono Daniela, il Fantasma del Natale Futuro nuovo e a me i gatti non faranno nulla!”
Lo Spettro non era tanto sicuro di questo ma ormai i gatti erano sazi dopo aver divorato due spettri grossi e non avevano voglia di altro.
La scena cambiò di nuovo, ora si trovavano un cimitero, invaso dalla bruma con vecchie lapidi vaiolate dai licheni. Il Fantasma del Natale Futuro indicò una lastra tombale che si trovava davanti all’avaro Scrooge che indietreggiò inorridito vedendo che nella lapide c’era scritto il suo nome.
“Quindi è questo il mio destino Spirito… ho capito, Spirito, cambierò! Lo prometto ora portami a casa, ti prego!” squittì Scrooge sempre più impaurito.
Lo Spirito rise sguaiatamente, la risata penetrò nel cervello dell’avaro che si accasciò a terra bocconi, ormai convinto che fosse arrivata la sua fine. Aprì gli occhi, si trovava nel suo letto avvinghiato tra le coperte, fuori era mattina e si sentiva il cinguettio degli uccelli. Scrooge si affacciò alla finestra tutto contento, fuori dalla porta c’erano quei ragazzi, quei cantori che aveva scacciato dal suo studio.
“Ehi voi, dico a voi, si, ditemi che giorno è oggi?”
“E’ il giorno di Natale!” risposero in coro, cantando i Ciovati Girls & Boys che dovete sapere erano composti da Chiara, famosa storica del design delle ghigliottine e degli altri strumenti di tortura, da Laura scrittrice di fumetti del Sol Levante e dal giornalista di cronaca nerissima Andrea. Allora, pensò Scrooge, gli spiriti mi hanno tenuto impegnato solo una notte, quindi di volata si vestì ed era pronto per uscire. Prima di uscire di casa decise di cambiare il suo testamento e di fare di Lilletta la sua unica erede. Davanti alla porta della sua casa trovò ancora i coristi a cui donò cento sterline, poi scansando i cadaveri delle due donne corse dal pollivendolo per ordinare un tacchino gigante da portare alla famiglia del suo impiegato. Infine decise di andare dal nipote con un bel dolce per cercare di riallacciare i rapporti. Purtroppo non arrivò mai da Tanabrus, infatti la vita di Borgonizer Scrooge venne stroncata poco dopo quando la carrozza reale del Re Sara Seranaide e del principe consorte Carlo, lo investì e lo uccide sul colpo. Il cocchiere, per sicurezza, fece retromarcia con la carrozza e passò di nuovo sulla schiena del vecchio. Non si sa mai!
“Nessuno mi insulta e sopravvive!” disse il giovane e bellissimo Re, dalla pelle candida così come
Con questa immagine di brutale come questo 2020 finisce questo racconto di Natale. Ora è tempo di far tornare Borgo nel suo letto. Non si ricorderà niente ma avrà mal di schiena per tutto il giorno! MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
The End
Personaggi ed Interpreti
- Borgo: Borgonizer Scrooge
- Lilletta: Lilletta Cratchit
- Kanon: Kanon Cratchit
- Livio Gambarini: Livio Gambarans
- Gabriele: Tanabrus
- Sara: Re Sara Seranaide
- Sergio: Benefattore
- Simona: Benefattrice
- Odry: Derelitta 1
- Pam: Derelitta 2
- Luca Volpino: Fantasma del Natale Futuro 2
- Ciane Nemo: Fantasma del Natale Passato
- Adriano Barone: Fantasma del Natale Futuro 1
- Daniela: Fantasma del Natale Futuro 3
- Mad Dog: Fantasma del Natale Presente
- Julia: La rigattiera
- Sonia: La cuoca
- Chiara Strazzu: La becchina
- Rachele: La cameriera
- Ivano: Contabile del passato
- Luca: La Speranza
- Aislinn: La Gioia
- Andrea, Laura, Chiara: Cantori
- Valberici: Gabriel Valbewing
- Federica di Tizio: Federica of Dude
Scena dopo i titoli di coda
La scrittrice fantasy si trovava in un antro cavernoso, oscuro e puzzolente di zolfo. Ci era arrivata perché Mad Dog gli aveva chiesto di partecipare ad una sua nuova parodia del Canto di Natale ma poi era rimasta per tanto tempo da sola, in un stanzino ad aspettare. Era andata ad esplorare. Il luogo dove si trovava era labirintico ed aveva già perso il senso dell’orientamento. Stava per cedere al panico quando arrivò in una sala più grande in cui qualcuno stava cantando “La donna è mobile” con voce gutturale. Con orrore la famosa astrofisica vide che Mad Dog si toglieva pezzi del corpo. Prima le gambe, poi le braccia, quindi il torace, la testa e anche il membro era tutti finti. Il demone cornuto era in realtà un piccolo demonietto grande quanto il palmo di una mano umana.
“Mad Dog sei tu?” chiese titubante Licia Troisi
“FUCK!” squittì di risposta il piccolo Mad Dog sorpreso