Il racconto di Natale 2023: Canto di Natale 3.0

BenvenutƏ a tuttƏ carissimƏ, sono il demone cornuto Mad Dog che vi parla per raccontarvi un altro racconto di Natale. Come ricorderete sono, purtroppo, imprigionato da un anno in una angusta prigione e sono dovuto andare al risparmio quest’anno. Non ci sono molti soldi per questa produzione anche per via dell’inflazione e ho pensato di riciclare il primo racconto che vi ho mai raccontato. Come ho fatto ben dieci anni fa e poi di nuovo tre anni fa massacrerò per la terza volta Canto Di Natale di Dickens. Bando alle ciance quindi ma prima dobbiamo trovare il nostro nuovo protagonista per questo ci spostiamo nella assolata Puglia. E a causa del cambiamento climatico era primavera e non inverno! Ci troviamo in una stanza ricca di cimeli di One Piece, dell’Inter e di manuali di traduzione.

Mik si svegliò all’improvviso aveva sentito uno strano rumore, era certo che qualcuno si era introdotto nel suo letto. Accese la luce impaurito e si ritrovò davanti il faccione di Mad Dog che lo guardava sornione. Una orrenda puzza lo avvolse. Il ragazzo urlò come mai aveva fatto in vita sua.

“Ehi! Non mi lavo solamente da un secolo e otto anni! Non puzzo così tanto!”

“Un diavolo della fossa??” esclamò il ragazzo tremando visibilmente.

“Si, sono io, Mad Dog il diavolo cornuto. Saprai sicuramente chi sono!”

“No, io conosco solo Stolas…”

“Come fai a non conoscermi? Io che ho avuto un cameo in un libro della Acheron Books! Io che posso parlare milioni di lingue, tutte male! Io che ho visto una mezzelfa copulare con un pegaso!”

“Perché?”

“Quella mezzelfa aveva seri problemi… e per dirlo io. Ma adesso verrai con me!”

“Cosa ho fatto di male?” esclamò il traduttore ufficiale di Roccia del Drago.

“La colpa è la tua passione per gli stallieri e perché sei tifoso dell’Inter. Ti hanno dannato!”

“Che culo! E non intendo il tuo!” disse Mik che aveva intuito come fosse la mente del demone.

“Caro il mio Mik ora partiamo per quella che all’epoca era, forse, la città più inquinata al mondo… e non sto parlando di Milano!”

Mad Dog presenta Canto di Natale 3.0

Londra, fine dell’Ottocento, la capitale mondiale della fuliggine e del carbone. Siamo in pieno inverno, manca un sol giorno al Natale. In un ufficio arredato con vecchie librerie e mobili in legno scuro, dietro ad una pesante scrivania comprata all’IKEA dell’epoca, c’era Hogwarts Express™ – Edizione del collezionista. Ehm intendevo MikenezerScrooge, dannato copia e incolla! La Scrooge & Marley si occupava di prestiti, traduzioni errate, scommesse in bische clandestine, traduzioni errate e all’occasione truffe finanziarie. Con Marley ormai defunto da sette anni l’unico che guidava la società era Mikenezer. L’anziano uomo, con una folta capigliatura riccia incanutita, con un naso importante stava contando delle monete quando vide che nel suo ufficio era entrata una persona. Riconobbe subito la barba incolta castana, i capelli arruffati, il viso gioviale. Era Tommaso Percivallo, un creatore di giochi di ruolo squattrinato a cui aveva già prestato dei soldi.

“Signor Scrooge, mi serve un’altra sterlina e potrò mandare il mio gioco di ruolo nuovo sui kaiju al miglior editore inglese! Quando diventerò famoso, le ridarò tutto con gli interessi!” disse Tommaso allegro.

Mikenezer guardò ancora questo individuo vide che indossava un vecchio completo marrone rattoppato in più punti che era sporco, in varie parti, con macchie di colori diversi. Colori per miniature probabilmente.

“Niente da fare Signor Percivallo. Ho esaurito la pazienza con lei, mi tengo anche tutti i soldi. Vediamo se i suoi mostri e i suoi rettili la fanno mangiare! Ed ora via dalla mia vista scellerato feniano!”

Dopo che il suo debitore fu così malamente scacciato, Mikenezer chiamò la sua assistente scrivana, addetta ai riassunti e contabile (ma era davvero scarsa nei conti, Scrooge non l’aveva licenziata solo perché la pagava una miseria). La ragazza arrivò velocemente, un po’ intralciata dalle tre paia di vestiti che indossava infatti il suo padrone non voleva usare il riscaldamento per risparmiare. Giusj era una ragazza dalla carnagione pallida, a causa del freddo che faceva nell’ufficio, e dai capelli lunghi castani come il mogano.

“Metti via questi soldi e ricontali prima, due volte, mi raccomando! Che sei andata al Classico e non sai la matematica te! Poi so che domani è Natale. Potrai festeggiare con quello scansafatiche di tuo marito Domenico ma ti detrarrò la vacanza dalla lauta paga mensile!” esclamò soddisfatto Scrooge.

“Graaaazie, signore!” disse la sua segretaria sbattendo i denti per il freddo.

Quindi suonò il campanello della porta e nell’ufficio entrarono due persone, due uomini. Il primo, che disse di chiamarsi Nicola, aveva dei modi molto educati e un tipico accento della Northumbria che è un po’ la Toscana d’Inghilterra. Il secondo, che si chiamava Matteo, aveva un accento più del nord e indossava una sciarpa nera e azzurra. Erano vestiti bene ma non benissimo, entrambi si erano tolti il copricapo. Il primo quindi disse:

“Signore, siamo della famosa fondazione Wellmannered che aiuta i poveri. Visto che domani è Natale le chiediamo una piccola elargizione per sfamare i poveri in questi giorni di festa…”

“Voi volete che faccia beneficenza?!” esclamò stupito e preoccupato Scrooge a cui per poi non venne un infarto.

“Si” disse Matteo “esatto. Noi aiutiamo i poveri in onore della nostra Regina, la somma e saggia Laura dei Draghi!”

“Pezzenti! La nostra giovane Regina non ha portato giovamenti se non nelle sue tasche con le altissime tasse che ha applicato sui ricchi di cui faccio modestamente parte! Se vedessi quella ragazza gli farei vedere come si governa un regno come la nostra gloriosa Inghilterra! La Regina pensa solo ai suoi gatti, io ci farei una bella zuppa con quei gatti! I poveri poi! Se sono poveri è solo colpa loro, non si impegnano abbastanza. Dovrebbero morire tutti così si risolverebbero molti problemi come l’affollamento delle carceri e la sovrappopolazione! E la carenza di stallieri!”
Il viso di Scrooge era diventato paonazzo mentre eseguiva la sua invettiva solo quando ebbe finito si accorse che i due attivisti erano scappati dall’orrore per quello a cui avevano assistito. L’avaro traduttore sperava di potersi rimettere a lavorare ma venne interrotto dall’arrivo impetuoso della sua unica parente ancora viva, la nipote, Tiny che entrò nell’ufficio facendo alcune capriole e ruote. La ragazza, infatti, era una nota atleta e aveva aperto la prima palestra dell’Inghilterra. A cui, purtroppo, non andava ancora nessuno.

“Carissimo Zio, Buon Natale! Per domani sei invitato a casa mia per…”

“Fannullona! Sono tutte sciocchezze! Che hai da festeggiare che sei povera? Hai un lavoro che non ti frutta abbastanza per essere ricca come me. Non verrò mai a trovarti!”

“Zio per me è solo questione di tempo! Prima o poi la mia palestra mi renderà ricca. La mia è una passione che anche se non frutta troppi soldi mi rende felice. Vieni domani, ti prego, è Natale, non ti chiedo nulla, solo che tu possa passare una giornata felice con me ed i miei amici!”

“Non verrò mai, il tempo è denaro e tu me ne hai già fatto sprecare abbastanza. Vattene!” urlò il vecchio.

La giovane dai capelli ricci non si scompose troppo rivolse un nuovo “Buon Natale e Felice Anno Nuovo” allo zio per poi salutare la contabile. Tiny uscì dall’ufficio ed incrociò alla porta un gruppo di cantori natalizi a cui lanciò un’occhiata piena di compassione sapendo che lo zio li avrebbe sgridati e quindi lasciò qualche moneta ai cantanti. I cantori ringraziarono la loro benefattrice e la videro sparire nel vicolo ormai oscuro tra cascate di fiocchi di neve. Si misero a cantare dietro la porta della Scrooge & Marley, intonando la famosa canzone “Silent Night The Mother of Dragon is right”. Passarono pochi secondi e il vecchio avaro spalancò la porta urlando, brandendo un attizzatoio e facendo fuggire i poveri cantori, per poi tornarsene dentro borbottando. Dopo pochi minuti suonò l’ora per andare a casa e staccare dal lavoro. Scrooge non rivolse nemmeno un saluto a Giusj e si incamminò incupito verso casa ripetendo alle volte la parola “sciocchezze”. Non salutò nessuno e appena qualcuno si avvicinava per fargli auguri li scansava e grugniva in malo modo. Quando stava per entrare nella sua vecchia e logora casa, due senzatetto che dormivano a lato della strada, gli chiesero qualcosa in elemosina. L’uomo le osservò malignamente.

“Cosa fate! C’è la peste e il tifo, bisogna tenere la distanza di sicurezza!” disse l’anziano traduttore allontanandosi.

Il vecchio non le degnò più di uno sguardo e le scansò malamente con il suo bastone pensando che doveva avvertire qualcuno per togliere queste derelitte dalla sua soglia. Salì in fretta le scale che conducevano al suo portone e stava per immettere la chiave nella serratura quando il batacchio della porta assunse le fattezze della faccia del suo vecchio e defunto socio di affari, Frank Marley. Sembrava assai sofferente, gli occhiali infranti, gli occhi spiritati più del solito, il naso grosso e grasso, la pelle chiazzata dalla dermatite. Poi tutto sparì e tornò come prima. Scrooge sebbene spaventato entrò con calma in casa, ripose cappello e cappotto sull’attaccapanni per poi dirigersi verso la sua cupa stanza. Mentre mangiava un po’ di brodaglia riscaldata su un piccolo fuocherello non poteva non pensare all’immagine che aveva visto alla porta. Doveva essere per forza un disturbo di stomaco e le arrabbiature di quella giornata. Stava rimuginando su quanto era successo quando sentì dei tonfi provenire dalle scale che portavano alla sua stanza. Tonfi sordi e ritmici. Qualcosa adesso si trovava dietro la porta chiusa saldamente a chiave, ma il mero legno non poteva tener lontano quello che entrò. Uno spettro. Lo spettro di Frank Marley il suo vecchio socio in affari morto proprio quel giorno sette anni prima. Il suo vecchio amico aveva tutto il corpo legato da catene a cui erano affibbiati come lucchetti Transformers, Lego e astronavi di Star Trek.

“Frank… sei proprio tu?”
“Sono lo spirito di Frank Marley lo dubiti per caso?” chiese lo spettro con voce spettrale e anche con spettrale carisma, ma facciamo anche con spettrale spettralità!
“Pensavo fossi un disturbo di stomaco, uno davvero ma davvero brutto, ma tanto brutto.”
Lo spettro urlò di disperazione e scosse le sue catene con violenza tanto da far diventare ritti i capelli di Scrooge.
“Cosa sei venuto a fare qui Frank?” chiese titubante Scrooge.
“Sono qui per avvertirti che farai la mia stessa fine!”
“Scivolare su una lastra di ghiaccio, cadere dalle scale del Palazzo Reale, schiacciare il gattino preferito della nostra Regina, Laura dei Draghi, per poi infine essere goffamente schiacciati dalla stessa carrozza della Regina?”
“No stupido! Intendo diventare uno spettro e vagare per l’eternità dannato sulla terra con la catene che mi sono costruito in vita, e noi non abbiamo la fortuna del Fantasma di Canterville, non possiamo fare scherzi al prossimo!” gemette Marley facendo rabbrividire il suo vecchio socio.
“Perché saresti condannato a questa pena? Eri un bravo uomo d’affari, riuscivi a gabbare chiunque con le tue contrattazioni! E nessuno riusciva a falsificare i conti come facevi te!”
“E’ quest’atteggiamento egoista che mi ha portato alla dannazione eterna! E i conti non li falsificavo, sono andato al Classico pure io come Giusj, non ho mai imparato la matematica! Ma tu Scrooge potrai evitare il mio fato! La tua catena è assai più pesante della mia. Tre spiriti ti visiteranno dalla mezzanotte di questa notte per farti cambiare vita. E’ grazie a me se hai quest’occasione, così forse anch’io potrò riposare in pace se avrò fatto una buona azione… ti saluto Scrooge, e non sai quanto mi manchino la pizza e il tiramisù!”

Lo spettro di Frank Marley scomparve lentamente lasciando nel povero Frankezer Borgonizer ehm… Mikenezer un senso di inquietudine che non aveva mai provato prima in vita sua. Si cambiò velocemente mettendosi il suo vecchio pigiama dell’Inter e la sua vecchia vestaglia dell’Inter e si coricò nel letto a baldacchino. Passarono lente le ore e quando le campane suonarono la mezzanotte una luce accecante invase la stanza e riuscì a penetrare le cortine del letto di Scrooge che si svegliò di soprassalto. Le tende lentamente vennero scostate mentre la luce diminuiva. Davanti a sé, l’avaro, poté vedere una donna, dallo sguardo penetrante, capelli lunghi rossi e un mattarello lucente in mano. Lo spirito aveva un grande pigiama a forma di orsogufo, con cappuccio.
“Viene con me, io sono Queen il Fantasma del Natale Passato, del tuo Natale!” esclamò lo spettro che prese senza tanti complimenti la mano di Scrooge. Un vortice di luce li risucchiò e li portò in un largo locale, una specie di magazzino. Tanto per gradire, lo spettro diede una mattarellata in testa all’avaro. In uno sgabuzzino all’entrata un ragazzo stava finendo di fare dei conti prostrato su di una scrivania che riusciva a stento a contenerlo. All’improvviso un uomo che assomigliava più ad un nano, con una folta barba, piombò nello stanzino urlando “E’ tempo di prepararsi per la festa di Natale. Su su finirai questi conti nei prossimi giorni. Vai a chiudere il locale e prepara la carne, io penso alla birra!”
“Ma quello è il vecchio Zio Nanewing, gli ho fatto da apprendista per qualche anno. Poi gli ho fregato la sua società. Chissà che fine ha fatto!” disse Scrooge sovrappensiero.
Intanto erano arrivate altre persone, tutta la numerosa famiglia di Zio Nanewing, le sue figlie, i suoi figli, sua moglie, tutti e tutte con la barba, oltre a loro erano arrivate anche molti ragazzi e ragazze. Un orchestrina si mise a suonare un motivetto leggero e le danze poterono cominciare. Il vecchio Scrooge notò che la sua versione più giovane non stava ballando ma stava aspettando qualcuno con impazienza. Proprio in quel momento entrò nel locale una ragazza bellissima, leggiadra, divina, insomma era una bellissima ragazza. Questa fantastica creatura indossava un bel vestitino color giallo canarino, colore che sinceramente fa davvero schifo ma come ho scritto prima i gusti son gusti. La ragazza si chiamava Jessica, chiamata da tutti Jess. Ed era la ragazza di Scrooge. E da questo si capisce come questo racconto sia un fantasy, quando mai una bella ragazza come Jessica Nigri si metterebbe con Scrooge? Mai! La cosa che spiccava di più di questa ragazza erano gli occhi. Assolutamente da mangiare, perfetti, verdi come… come… non è che avete presente la bava di un drago verde? Beh il colore era più o meno quello, senza il bianchiccio della saliva acida. Come si illuminarono gli occhi di Scrooge, di tutti e due gli Scrooge, si ingrandirono e strabuzzarono davanti a quelle bellezza. I due giovani incominciarono a ballare e tutti gli occhi si spostarono su di loro, erano davvero un bello spettacolo, sorridenti, felici, gioiosi.
“All’epoca lo festeggiavi il Natale…”
“Spirito ero giovane, sciocco, poi ho capito che il Natale è solo una sciocchezza. Perché dovrei essere felice se non ho un soldo in tasca? Perché dovrei festeggiare se sto male? Perché dovrei sprecare una giornata di lavoro in cui potrei guadagnare tanti soldi? E’ una festa per i fannulloni…”
“Meglio essere poveri e felici, che ricchi e brontoloni come te Scrooge. E’ tempo di andare avanti…”
La scena cambiò improvvisamente, il mondo intorno al vecchio avido e allo spettro si dissolse, cambiò contorni e divenne un viale alberato, ricoperto di foglie marcescenti. Due figure avanzavano nella nebbia, uno era il giovane Scrooge e l’altra era la sua fidanzata Jess. Stavano discutendo animatamente.
“No spirito, ti prego, non farmi vedere questa scena, è troppo doloroso!” gracchiò il vecchio Scrooge.
Lo Spettro del Natale Passato non si scompose più di tanto alla richiesta dell’uomo, per buona norma diede un’altra mattarellata in testa all’avaro traduttore e osservò tristemente quello che era già successo molti anni prima. Jess diede un sonoro schiaffo al suo ormai ex fidanzato e corse via piangendo allontanandosi per sempre da Scrooge.
“Ho scelto l’amore per il denaro al posto del suo amore… l’ho rimpianto per tutta la mia vita. Non l’ho mai ammesso chiaramente, ma rivendendo questa scena ho capito quanto sono stato folle. Spirito ti prego riportami a casa, non voglio più vedere altro!”
“Abbiamo ancora molto altro da vedere per esempio quello che hai fatto alla tua famiglia…”
Lo Spirito del Natale Passato non poté continuare la sua frase perché venne aggredito da Scrooge che spinse il cappuccio del pigiama in basso fino a che il fantasma non venne completamente risucchiato per sparire in lampo di luce accecante. Scrooge si risvegliò illeso nel suo letto come se nulla era successo, sentì chiaramente che c’era qualcuno che mangiava nel suo, a lungo deserto, salone anche perché la porta era socchiusa e si intravedere un filo di luce che penetrava nella sua stanza da letto. Scese piano dal letto e in punta di piedi, cercando di non fare il minimo rumore, si affacciò titubante. Quel che vide lo sconvolse, su un trono di cibarie cotte, quali arancine, cannoli siciliani, cassate, frittura di pesce, calamari fritti, polli, tacchini, oche, maiali, buoi, capre, pecore, insomma tutto quello che si poteva mettere sotto i denti entrando in una drogheria, sopra questo strano trono, era issato un gigantesco uomo, altro circa tre metri, che si sollazzava mangiando parti del suo stesso scranno. L’uomo indossava una vestaglia rossastra bordata di ermellino, due anzi tre maglietta della salute e stava bevendo un caffè, fumando una sigaretta e mandando un audio su Telegram nello stesso momento!
“Mortale fatti avanti, io sono il Fantasma del Natale Passato… no aspetta… sono quello del Natale Che deve ancora venire! No… quello è ‘n’atro… io sono ecco si, ora ricordo, io sono il Fantasma del Natale Presente! Mi chiamo Mokay, dai andiamo che non ho molto tempo, la strada per Palermo sarà già intasata!” disse lo spirito.
Scrooge cercò di scappare, impaurito da questa visione, ma l’essere fu più veloce di lui, lo agguantò con una delle sue mani e lo portò in un altro luogo.
“Dove sono?” chiese il vecchio avaro traduttore.
“Come non riconosci la famiglia della tua impiegata? L’uomo con la faccia da videogiocatore di retrogaming è il marito di Giusj e vedi quanti cabinati di videogame che ha in casa? E’ un vero e proprio appassionato. Peccato che non ci sia ancora l’energia elettrica e non possa usarli! E vedi quanti cani hanno? Davvero troppi per una famiglia così modesta ma Giusj adora i cani. E guarda che belli tutti vestiti da draghetti! Se ci fossero già i social come Instagram sarebbe una influencer ricchissima!”
“Tu Spirito, parli in maniera assai strana…”
“E tu sei un avido ed idiota mortale, ora guarda e ‘sta attento. Questi qui saranno anche poveri, perché te gli dai uno stipendio da fame, ma almeno sanno godere la vita!”
Scrooge distolse l’attenzione dallo spirito e vide che i cani stavano intralciando il marito mentre stava apparecchiando la tavola proprio mentre Giusj e un canetto gigantesco tornarono. Il cuore del vecchio ebbe un sussulto quando vide questo cane che si chiamava Tiny Tim, no non era la nipote di Scrooge, è una omonimia. Il cane, che era un bassotto gigantesco, doveva pesare almeno cinquanta chili e camminava lentamente, strascicando la pancia in maniera evidente. Si sedettero tutti a tavola ed intonarono una breve preghiera, poi Giusj dispose sul tavolo un’oca, non molto grande, cotta a puntino che accompagnata da piselli e cipolle sarebbe stata l’unico piatto di quel pranzo di Natale.
“Non hanno altro da mangiare per il pranzo di Natale?”
“No caro Scroggetto, sai com’è c’è qualcuno che paga i suoi dipendenti una miseria, mica si possono permettere le laute minestrine insipide che ti pappi tu. Non si possono permettere nemmeno un’arancina!” gli rispose sarcasticamente Mokay.
“E dimmi Spirito, è davvero obeso quel cane, cosa gli accadrà nei prossimi anni?”
“Cosa ti aspetti che gli accada zucca pelata? Tutto il vicinato lo rimpinza, Tiny Tim vivrà più di tutti voi! Purtroppo vedo altro, vedo le sedie vuote degli umani di questa famiglia. E la loro morte sarà solo colpa tua! In fondo non sei te quello che ha detto che i poveri dovrebbero morire tutti? Che non si impegnano abbastanza sennò sarebbero ricchi? Anche loro sono poveri, quindi meritano di morire?”
“Io non intendevo…” cercò di dire Scrooge che venne interrotto dalla risata dello spirito.
“Sei uno spasso mortale, ora vediamo come se la passa qualcun altro, tua nipote…”
Il mondo attorno a Scrooge si dissolse, la casa della sua scrivana divenne quella, ben più spaziosa, della nipote. Si trovarono in un salotto dove la nipote e i suoi amici, stavano bevendo un po’ di liquore dopo aver gustato il pranzo di Natale.
“Ve lo giuro” – disse Tiny – “Ha detto proprio che il Natale è una sciocchezza!”
Ci fu una risata generale a cui si unì, volentieri, anche Mokay, dando anche una poderosa spallata al povero Scrooge che ruzzolò sul pavimento del salone.
“Tuo zio è proprio irrecuperabile!” disse una delle ospiti, una donna di origini italiane dall’accento, chiamata Pulicitta, con un tipico vestito vittoriano di color beige.
“Diciamola tutta lo zio di Tiny è un vecchio avido e gretto che non vorrei incontrare per nessuna ragione al mondo! Non capisco perché tenti ancora di invitarlo ogni anno…”
“Pulicitta lo faccio soltanto perché è l’unico parente che mi è rimasto e che mia madre lo amava profondamente.”
“E’ ora di andare, mi rimane poco tempo per farti vedere anche tutto il resto, andiamo!”
Lo Spettro del Natale Presente non aspettò un altro momento e preso Scrooge per un braccio lo trascinò in strada, qui si fermò all’improvviso e cascò bocconi a terra ansimando.
“Credevo di avere più tempo! Stanno uscendo come gli Alien!” urlò Mokay contorcendosi. Tra urli e strepiti dal suo torace uscirono due uomini proprio come facehugger.

“Cosa fa un truffatore siciliano a Pechino? Barancina!” disse il primo.

“Non avete messo le decorazioni? Non avete fatto il presepe? Nemmeno l’Halbrand di Natale?” fu, invece, l’esclamazione del secondo.

“Loro sono i fredduristi di Roccia del Drago, M4ndd0 e FaMinore. Guardati da loro, ma soprattutto dal primo fa delle freddure così brutte che non le facevano nemmeno a La Sai L’ultima?! Ormai lo sento sto scomparendo… dopo di me, verrà il Fantasma del Natale Futuro… cazzi tuoi!”
E queste furono le ultime parole dello spirito che scomparve insieme ai due fredduristi. Scrooge si ritrovò da solo nella strada ammorbata di nebbia, mentre il gelo gli penetrava nelle vecchie ossa. Dalla bruma sbucò una luce come di carboni ardenti che si avvicinava sempre di più. Qualche secondo dopo, davanti all’impaurito avaro, comparve un uomo, con una barba e dei baffi molto curati. Fumava una pipa che aveva prodotto quel bagliore che Scrooge aveva visto poc’anzi. Lo spirito aveva una divisa militare di tutto punto, completa di mostrine e medaglie.
“Tu sei il Fantasma del Natale Futuro?” chiese titubante il vecchio avaro.
Lo Spettro non rispose ma diede solo un accenno con la testa, l’aura che irradiava era metallica, fredda come la Morte, dura. Nella sua mente Scrooge sentì una voce dire: “Sono il Bardo la morte, il distruttore di mondi, il Fantasma del Natale Futuro!”

Il mondo prese a vacillare e a cambiare come ormai Scrooge sapeva bene. Si trovarono in un vecchio bugigattolo pieno di cianfrusaglie, vestiti, mobili vecchi, posate, bottoni e tanti altri oggetti messi alla rinfusa. Un uomo, massiccio e muscoloso, con una presa nella mani in grado di stritolare anche un gigante, si trovava davanti ad una stufa intento a riscaldare le sue dita intirizzite. Dalla porta entrarono due uomini e una donna, portando ognuno un fagotto chi piccolo, chi grande. I tre si guardarono e poi esplosero tutte in una risata collettiva.
“Noto che avete tutte preso qualcosa al vecchio avaro, iniziamo da te, come va il tuo lavoro di becchino?” disse Lord Wolf, il rigattiere.
“Bene, vecchio mio, tanta gente muore per il freddo e poi quando li seppellisco posso sgraffignare qualcosa… ecco cosa ho preso io a quel vecchio rachitico!” esclamò l’uomo vestito completamente di nero con dei capelli ormai grigi aprendo il modesto sacchetto che aveva con portato con sé. L’unica nota di colore nel suo vestito era una spilla rossa, con un teschio.
“Uhm… vediamo… una forchetta, una spilla d’argento di non pregevole fattura… e qualche bottone. Caro Damiano, ti darò esattamente sette scellini, per tutta questa mercanzia, cosa fai accetti?”
“Accetto ovviamente, tra averceli e non averceli sette scellini!” esclamò il becchino che doveva riparare il suo calesse.
“Passiamo a te, cosa mi porta Maurito il cuoco di quel vecchiaccio? Uhm vediamo” – disse il rigattiere aprendo il sacco del cuoco – vecchi lenzuoli, qualche posata d’argento ed una vestaglia dell’Inter. A te darò esattamente un pound, otto scellini e un pence… ora tocca alla cameriera del vecchio. Vediamo un po’ oh! Sublime qui ci sono le tende del suo letto, con ancora attaccati gli anelli e… una canottiera di pregevole fattura, cara Jenny, sarai quella che prendi di più oggi!” disse Lord Wolf con un sorriso sornione.
“Bene, almeno abbiamo guadagnato qualcosa noi dalla sua morte, nessuno è stato accanto a lui nei suoi ultimi momenti. E ben gli sta, era malvagio, gretto e si meritava solo questo dalla vita!” esclamò la cameriera del morto suscitando un’altra risata generale.
“Spirito dimmi ma di stanno parlando? Quella mi sembra la mia cameriera e quella la mia vestaglia…” chiese il povero Scrooge impaurito che stava iniziando a capire a chi si riferissero questo gruppo di donne. La scena cambiò di nuovo, ora si trovavano nella casa di Giusj e del marito sembra abbandonata, i cani avevano fame, tantissima fame.

“Spirito no! Questi cani moriranno di fame!”

Il Fantasma del Natale Futuro fece si con la testa ma scomparve in uno sbuffo di fumo della pipa prima che i cani gli potessero saltare addosso. Per lo stupore di Scrooge un nuovo Fantasma del Natale Futuro apparve accanto a lui. Anche lui aveva la barba lunga e aveva un martello molto grande in mano. Sul martello c’era scritto “banhammer”.

“Sono Cris, la Morte in trasferta Olanda e sono qui per…” ma non riuscì a finire la frase, anche lui scomparve via prima che i cani lo potessero divorare.

Quindi un altro Fantasma del Natale Futuro, un terzo, anzi apparve vicino a Scrooge. Questa volta era davvero alto, capelli lunghi, pizzetto, sguardo da avvocato, denti da cainita. Si chiamava Berus.

“Sono, il Fantasma del Natale Futuro nuovo e a me i cani non faranno nulla!”

Lo Spettro infatti aveva Animalità e poteva influenzare gli animali. La muta di cani quindi scappò dalla casa e andò ad imperversare per Londra. La scena cambiò di nuovo, ora si trovavano un cimitero, invaso dalla bruma con vecchie lapidi vaiolate dai licheni. Il Fantasma del Natale Futuro indicò una lastra tombale che si trovava davanti all’avaro Scrooge che indietreggiò inorridito vedendo che nella lapide c’era scritto il suo nome.
“Quindi è questo il mio destino Spirito… ho capito, Spirito, cambierò! Lo prometto ora portami a casa, ti prego!” squittì Scrooge sempre più impaurito.
La risata del fantasma penetrò nel cervello dell’avaro che si accasciò a terra bocconi, ormai convinto che fosse arrivata la sua fine. Aprì gli occhi, si trovava nel suo letto avvinghiato tra le coperte, fuori era mattina e si sentiva il cinguettio degli uccelli. Scrooge si affacciò alla finestra tutto contento, fuori dalla porta c’erano quei ragazzi, quei cantori che aveva scacciato dal suo studio.
“Ehi voi, dico a voi, si, ditemi che giorno è oggi?”
“E’ il giorno di Natale!” risposero in coro cantando. Allora, pensò Scrooge, gli spiriti mi hanno tenuto impegnato solo una notte, quindi di volata si vestì ed era pronto per uscire. Prima di andare via di casa decise di cambiare il suo testamento e di fare di Giusj la sua unica erede. Davanti alla porta della sua casa trovò ancora i coristi a cui donò cento sterline, poi corse dal pollivendolo per ordinare un tacchino gigante da portare alla famiglia della sua contabile. Infine decise di andare dalla nipote con un bel dolce per cercare di riallacciare i rapporti. Purtroppo non arrivò mai da Tiny, infatti la vita di Mikenezer Scrooge venne stroncata poco dopo quando la carrozza reale, lo investì e lo uccise sul colpo. Il cocchiere, per sicurezza, fece retromarcia con la carrozza e passò di nuovo sulla schiena del vecchio. Non si sa mai!

“Nessuno minaccia i miei gatti e sopravvive!” disse la giovane Regina dei Draghi che indossava un cappotto con delle simil scaglie di drago che avrebbe fatto invidia a quello che indossava Lara Croft in uno dei film con la Jolie!

Con questa immagine brutale finisce questo racconto di Natale. Ora è tempo di far tornare Mik nel suo letto. Non si ricorderà niente ma avrà mal di schiena per tutto il giorno! MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH

The End

Personaggi ed Interpreti

  • • Mik: Mikenezer Scrooge
  • • Giusj : Giusj Cratchit
  • • Tiny : La nipote di Scrooge
  • • Laura dei Draghi: La Regina
  • • Nicola : Benefattore 1
  • • Matteo : Benefattore 2
  • • Tommaso Percivallo: Debitore di Scrooge
  • • Queen : Fantasma del Natale Passato
  • • Mokay : Fantasma del Natale Presente
  • • Il Bardo : Fantasma del Natale Futuro 1
  • • Cris : Fantasma del Natale Futuro 2
  • • Berus : Fantasma del Natale Futuro 3
  • • Lord Wolf : Il rigattiere
  • • Maurito : Il cuoco
  • • Damiano : Il becchino
  • • Jenny : La cameriera
  • • Pulicitta: L’ospite italiana
  • • M4dd0: Freddurista 1
  • • FaMinore: Freddurista 2
  • • Zio Nano: Zio Nanewing

Scena dopo i titoli di coda

Era la mattina di Natale. Borgo si risvegliò nel suo letto. Per una volta Mad Dog non l’aveva rapito. Non era successo niente di strano durante la notte. Beh, si, una cosa diversa dal solito c’era. Qualcuno gli puntava un trinciapollo alla gola. Quel qualcuno era un elfo blu come i tizi di Avatar e con le orecchie a punta. Era vestito con una tunica viola e cavalcava una tazza del wc che fluttuava in aria.

“Dov’è questo Mad Dog? Ma soprattutto conosci una sarta? Mi serve un nuovo cappello a punta viola!” esclamò l’elfo.
“Cavolo!” fu l’unica cosa che riuscì a dire Borgo prima di far finta di perdere i sensi.

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